Il restauro del ritratto di Dante di Andrea del Castagno
Il pittore Andrea del Castagno, nato in Mugello a Castagno d’Andrea nel 1421, morto di peste nel 1457, fu uno dei protagonisti della generazione successiva a Masaccio, lavorò nei decenni centrali del Quattrocento ed è famoso per la pittura d’affresco concentrata nel territorio fiorentino. Nella serie degli Uomini Illustri si inserisce il ritratto di Dante della Villa di Legnaia, che è stato restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure. E’ una delle immagini più conosciute nella storia dell’arte. Nel ciclo degli “exempla” il poeta non era solo ma affiancato da tre condottieri e tre donne illustri e dialogante con Petrarca e Boccaccio. Lo sfondo era cristiano ma il tema era quello dei progenitori, del peccato originale come motore per l’uomo per guadagnarsi la gloria attraverso il lavoro.
All’esecuzione della pittura avvenuta negli anni 1448-9, è seguita – in un periodo che non si conosce – un’imbiancatura dell’ambiente; negli anni 1847-8 il ciclo pittorico è stato riscoperto; nel 1848 ci fu l’incisione di Alessandro Chiari, da cui si può ricostruire l’ambientazione originale; nel 1850 ci sono stati lo strappo del restauratore Giovanni Rizzoli, che strappò i nove personaggi uno a uno, e i ritocchi del pittore Antonio Marini – che aveva scoperto il ritratto di Dante eseguito da Giotto durante i lavori di trasformazione nel Bargello – , in un sodalizio iniziato in occasione del cantiere nel Duomo nel 1842; negli anni dal 1852-53 al 1903-05 si è avuto il restauro con rimozione di estese ridipinture; dal 1954 al 1966 è stato realizzato l’intervento più importante con il restauro di Tintori/del Serra, in quanto l’opera era molto sofferente.
Nell’Ottocento veniva usata questa tecnica brutale dello strappo, che oggi si usa soltanto in casi emergenziali. E’ un intervento traumatico anche dal punto di vista tecnico, non solo perché l’opera viene allontanata dal luogo di origine. Si usava una colla forte che una volta asciugata provocava una forte contrazione, ottenendo così la rimozione della pellicola pittorica, ma qualcosa rimaneva sul muro. Ci voleva molta forza e Rizzoli chiese anche l’aiuto dei contadini per strappare. Per quanto riguarda l’aspetto attuale della villa ci sono stati dei ritocchi nel tempo per mantenere il legame con il ciclo pittorico.
Il restauro odierno del capolavoro ha previsto un intervento minimo, ma non si può cancellare il tempo vita dell’opera. E’ stata effettuata la rimozione dello sporco. La pittura murale è una pittura minerale, quindi la pulitura è stata molto leggera con un mezzo acquoso e un supportante molto usato negli ultimi anni, l’Agar Agar, che si usa anche nei dolci. L’ultima parte del lavoro è stata la ripresa pittorica. Dopo il restauro i toni sono più luminosi e Dante appare più giovanile e più sereno rispetto a come viene tradizionalmente raffigurato. Il restauro è anche un’occasione per entrare nel messaggio dell’opera. La tecnica esecutiva fu quella dello spolvero, è stato rilevato tramite una tipologia di indagine per immagine con infrarosso. Nella pittura murale ci sono sovrapposizioni di porzioni di intonaco che non si fondevano completamente, il pittore doveva lavorare abbastanza velocemente, quasi in un’unica giornata, quindi era impossibile rifinire molto la pittura. L’abito di Dante mostra pennellate veloci, il volto è maggiormente rifinito, ma la caratteristica generale è di non rifinitura. L’intervento di stacco ha causato la perdita della narrazione, la contestualizzazione è andata perduta, il contesto non era solo lo sfondo ma creava l’illusione di uno spazio. La pittura murale è in relazione con l’architettura, è quasi una tecnica di sostituzione architettonica.
L’acquisto degli affreschi nel 1852 fu un atto di tutela dello Stato, all’epoca Granducato lorenese, perché erano stati staccati e messi in vendita. Fortunatamente i proprietari Rinuccini e Trivulzio erano intenzionati a vendere al Governo. Dopo l’alluvione erano stati messi in una sorta di deposito a San Piero a Scheraggio, poi esposti nella prima sala di San Piero a Scheraggio e qui fino al 2004 li vedevano i visitatori. Dal 2004 non sono stati più parte del percorso degli Uffizi. Dopo il restauro di Dante seguiranno i restauri di Boccaccio e Petrarca e delle tre donne famose. Saranno successivamente ricollocati e faranno parte del percorso normale, come avveniva fino al 2004. In prospettiva futura si potrebbe immaginare di riportarli alla Villa di Legnaia, nell’ambito di una contestuale riqualificazione dell’Isolotto e di Soffiano.
Il restauro attuale dell’opera è stato reso possibile da una donatrice dei Friends of the Uffizi Gallery, la signora Linda Balent, che si era innamorata di Dante dopo aver fatto un corso a Miami. L’opera sarà adesso trasportata nella mostra di Forlì, nell’ambito delle celebrazioni del Settecentenario della morte di Dante, fino a luglio e poi sarà esposta fino all’autunno a Castagno di Andrea, nel paesaggio di origine del pittore.