In occasione della tragica alluvione di Firenze del 1966, la carta giapponese fu scoperta dai restauratori occidentali e subito riconosciuta come uno dei migliori materiali per salvare le tante opere d’arte danneggiate.
Oggi la carta giapponese, la più nota Washi, viene inserita tra i patrimoni orali e immateriali dell’umanita` dell’Unesco e viene utilizzata in tutto il mondo per il restauro delle opere d’arte.
A cinquanta anni da quei tragici eventi, Meiko Yokoyama esporrà le opere realizzate esclusivamente con carta giapponese insieme alle opere di Mosaico fiorentino di Lituana Di Sabatino e Satomi Koyama, nell’ex Circolo di Palazzo Medici Riccardi, in via dei Ginori 14, dall’11 al 17 aprile con orario 10-20. L’inaugurazione martedì 11 aprile alle ore 18.30
La carta e la pietra, due materiali molto diversi ma ugualmente affascinanti, a rappresentare le culture di due Paesi: Giappone e Italia.
Durante la mostra, insieme alle opere saranno esposte un ricchissimo campionario di carta giapponese e alcuni pannelli con la presentazione del processo di fabbricazione della carta giapponese, che offriranno l’occasione di conoscere meglio questa affascinante materiale e la sua storia.
Inoltre sarà possibile vedere anche le pietre tipiche del Mosaico Fiorentino.
Le tre artiste hanno intervistato cinque restauratori che hanno preso parte all’emergenza alluvione.
Durante la mostra sarà possibile visionare la loro testimonianza in relazione all’uso della carta giapponese in quel periodo, e non solo. Per comprendere ancor più come questa viene utilizzata ci sarà un breve contributo del documentarista Folco Quilici tratto da ‘Firenze 1000 giorni (1967-1970)’.