Il ruolo dell’Arte come strumento di Pace è il Leitmotiv del viaggio che inizia a Firenze il 1° luglio per concludersi a Venezia il 7 luglio 2024
A Firenze, lunedì 1° luglio 2024 alle ore 11, nella Sala Pistelli di Palazzo Medici-Riccardi, sede della Città Metropolitana di Firenze, si è tenuta la conferenza di apertura dell’evento “Firenze – Venezia: Pace nell’Arte”, organizzato dall’associazione Ars Pace, con il Patrocinio della Città Metropolitana di Firenze, Città di Venezia e La Nazione.
In apertura l’Inno alla Pace di Ars Pace eseguito al flauto dal Maestro Andrea Ceccomori. Il discorso inaugurale è affidato al Presidente di Ars Pace Enrique Barón Crespo al quale seguono gli interventi di: Monica Baldi, Vicepresidente di Ars Pace e autore del progetto; Stefano Casciu, Direttore Regionale Musei Nazionali della Toscana; Elisabetta Rogai, artista; Anna Rüdeberg, Presidente del Comitato Scientifico Ars Pace; Margherita Azzi Visentini, membro del Comitato Scientifico Associazione Ville Venete e Michele Zuin, Assessore al Bilancio e Società Partecipate del Comune di Venezia.
Il ruolo dell’Arte come strumento di Pace è il leitmotiv di questo avvincente viaggio che inizia a Firenze il primo luglio, per proseguire in Toscana, e concludersi nella Serenissima il 7 luglio 2024. La scelta dei luoghi è dovuta allo speciale rapporto che esiste fra Firenze e Venezia, basatosi nei secoli su molteplici fattori storici, sociali e culturali, considerando che sono entrambi Antiche Repubbliche e fra le più importanti Città iscritte fra i siti UNESCO.
Queste magnifiche Città d’Arte s’incontrano nel valorizzare la bellezza del loro patrimonio attraverso un percorso emozionante nell’arte, architettura, musica, cultura, imprenditoria, ambiente e territorio; presentando capolavori, collezioni, attività e artisti, incoraggiando turismo culturale e promuovendo prodotti di eccellenza, al fine di ritrovare armonia e identità nella pace. Per ristabilire armonia adottando un vero dialogo di Pace, vengono realizzate conferenze, performance e mostre, rendendo accessibili luoghi incantevoli quali: Palazzo Medici-Riccardi a Firenze; Villa Medicea La Ferdinanda ad Artimino; Ca’ Loredan e Ca’ Sagredo a Venezia.
L’architetto Baldi dichiara: “Nel percorso si incontrano luoghi di straordinaria bellezza che aiutano a riflettere sull’importanza della Cultura, quale piattaforma di Pace e caposaldo della Diplomazia Culturale, tenendo conto del suo reale soft power che permette di stabilire durature e strutturate relazioni internazionali.”
Il Direttore Casciu afferma: “Il sistema delle Ville medicee ha rappresentato nei secoli, per la famiglia dei Medici e per la Toscana sulla quale essi hanno governato per trecento anni, un paradigma del buongoverno che univa la capacità di gestione economica del territorio e delle finanze familiari con la qualità della vita culturale e artistica che vi si svolgeva intensamente, in un rapporto costante con la Natura e il Paesaggio. Oggi, luoghi della cultura aperti al pubblico, le Ville medicee possono rappresentare nuovamente un volano per occasioni culturali di altissimo livello e per uno rinnovato sviluppo economico, nel segno di una convivenza pacifica, nutrita dai legami con la Storia e con la Tradizione.”
La Professoressa Visentini asserisce: “La ‘Civiltà delle ville venete’ è un fenomeno senza uguali nella storia di questa tipologia architettonica per l’ampio arco di tempo della sua fioritura (dal terzo decennio del ‘500 alla seconda metà dell’Ottocento), l’estensione dell’area interessata (l’intera terraferma veneta e friulana, tra le Prealpi e il Po, il Mincio e l’Adriatico, 200 x 300 km ca.), la quantità di ville giunte fino a noi (circa 4000) e l’eccezionale qualità architettonica ed artistica di gran parte di esse (opera dei più celebri architetti, pittori e scultori del tempo, a partire da Andrea Palladio, Paolo Veronese e Alessandro Vittoria).
La costruzione delle ville, concepite come centro direzionale di più o meno vaste aziende agricole (e manifatturiere), è stata incentivata e attentamente controllata dal governo centrale della Serenissima che, in un momento delicatissimo della sua lunga storia, all’indomani della conquista di Costantinopoli da parte dei turchi (1453), seguita dalla graduale avanzata degli ottomani verso ovest (bloccata a Lepanto nel 1561), e alla disfatta di Agnadello (1509), ha deciso di incentivare gli investimenti fondiari da parte della sua classe dirigente, affidando a magistrature appositamente istituite la bonifica delle vaste distese paludose e l’irrigazione di quelle dove l’acqua scarseggiava.”