Al Museo Galileo sarà prossimamente esposto il Telescopio gregoriano di Philippe-Claude Le Bas, uno dei primissimi strumenti del genere, realizzato a Parigi alla fine del Seicento: un’importantissima acquisizione del museo.
Il Museo Galileo è situato nell’antico Palazzo Castellani, dal 1930 sede dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza. Le sue straordinarie collezioni comprendono mappe e antichi strumenti scientifici databili dal secolo XI al XIX, inclusi tutti gli strumenti originali di Galileo, come i suoi cannocchiali, giunti fino a noi. Il ricchissimo percorso espositivo si struttura sostanzialmente sulla Collezione Medicea e sulla Collezione Lorenese, confermando come queste casate improntassero l’approfondimento scientifico e la loro visione geopolitica anche tramite il collezionismo a tutti i livelli.
Il telescopio di Philippe-Claude Le Bas fu costruito seguendo le indicazioni fornite dallo scozzese James Gregory nella sua opera “Optica promota” del 1663. Prima di Newton, Gregory aveva già ideato un diverso tipo di riflettore, il “telescopio gregoriano”; rispetto al newtoniano, che mostra gli oggetti capovolti e speculari, può fornire immagini diritte e risulta perciò adatto ad osservare sia oggetti celesti che terrestri. Le Bas era l’ottico di Luigi XIV di Francia, il Re Sole, per questo gli fu concesso di vivere al Louvre, un privilegio attestato dalla firma incisa sul telescopio: “Le Bas aux Galleries du Louvre Paris”. All’importanza storica dell’acquisizione si aggiungono le notevoli condizioni di conservazione dell’oggetto, ancora funzionante; sia le ottiche che le parti meccaniche sono infatti integre. La pelle di razza che avvolge il tubo principale è perfettamente preservata. Lo strumento è completo di treppiede con giunto sferico per il corretto orientamento. E’ infine da notare la particolare montatura, dotata di una vite a succhiello, che permette la stabile collocazione del telescopio su un supporto fisso. Il telescopio gregoriano di Le Bas, appartenuto all’antiquario milanese Michele Subert, è stato acquistato dal Ministero della Cultura a favore della Direzione Regionale Musei della Toscana, che ne ha disposto il deposito presso il Museo Galileo e presto sarà esposto al pubblico.
In questo prestigioso contesto, nel mese di maggio la domenica mattina alle ore 11 il Museo Galileo di Firenze accoglie nelle proprie sale quattro concerti appositamente preparati dal Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze, ispirati al sodalizio tra musica e scienza, con particolare riferimento all’astronomia
Ogni concerto si conclude con una diversa interpretazione di Serenata per un satellite (1969) di Bruno Maderna; è un brano storico, nel quale la gerarchia fra autore e interprete viene distrutta poiché agli esecutori è lasciato un ruolo importante nella scelta e nell’organizzazione del materiale musicale. In questa occasione, nella famosa Sala Armillare, dove si trova l’imponente modello cosmologico di Santucci, il pubblico potrà assistere a delle esecuzioni che rievocano la scoperta dei Pianeti Medicei (i satelliti di Giove) compiuta da Galileo: gli strumentisti, simulando il moto degli astri, realizzeranno, in una sorta di danza, delle vere e proprie “Orbite Musicali”, che è anche il titolo della rassegna. I quattro argomenti scelti per le esecuzioni – Dialoghi cosmici, Stelle danzanti, Da Firenze alle stelle, Macchine sonore – si concentrano sull’idea di viaggio astronomico, sulle macchine sonore di Leonardo da Vinci e sul percorso umano nello spazio.
Durante tutto il mese di maggio saranno inoltre esposti due strumenti della collezione di acustica del Museo: un rarissimo esemplare seicentesco di “tromba parlante”, appartenente alla collezione medicea, e il fonografo di Thomas Edison.