Nel 2022 ricorre il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, avvenuta il 5 marzo 1922 a Bologna. Nella Villa di Mamiano vicino Parma dall’11 settembre al 12 dicembre 2021 è visibile una mostra a lui dedicata, in cui viene evidenziata l’influenza dell’arte e della pittura nei suoi film, dal titolo “Pier Paolo Pasolini. Fotogrammi di pittura”. Il poeta-regista spesso costruiva le inquadrature come scene dipinte, preferendo il campo fisso, con lunghi primi piani che sottolineano la ieraticità dei volti degli attori, spesso presi dalla strada, costruendo un linguaggio filmico di impronta “astorica”.
Nel suo primo film “Accattone” del 1961 emerge subito l’influenza del suo maestro Roberto Longhi, di cui fu allievo all’Università di Bologna, frequentando le lezioni di storia dell’arte sul Romanico, su Masaccio e su Caravaggio. Roberto Longhi fu successivamente docente all’Università di Firenze e proprio a Firenze si spense nel 1970.
Il drammatico cortometraggio “La ricotta” del 1963 è parte di un film ad episodi “Ro.Go.Pa.G” – dai nomi dei registi: Rossellini, Godard, Pasolini, Gregoretti – ed è costruito su due piani narrativi: si tratta di un film nel film, in cui Orson Welles interpreta il ruolo di sé stesso, ossia un regista di una troupe che sta girando un film sulla Passione di Cristo. Sono messi in risalto i “tableaux vivants” che citano Rosso Fiorentino e Pontormo, unici sprazzi di colore in un film girato in B/N, contrapponendo in modo tragico e disturbante i due piani della narrazione, ossia da una parte le misere vicende dei personaggi della troupe e dall’altra le scene sulla passione di Gesù. I riferimenti pittorici sono la monumentale “Deposizione di Cristo” di Rosso Fiorentino del 1521 e l’altrettanto imponente pala, di analogo soggetto del Pontormo, dipinta negli anni 1526 -1528. Quest’ultima rappresentazione pittorica è una delle opere più raffinate e sorprendentemente estatiche di Pontormo e per alcuni critici d’arte rappresenta il manifesto stesso del Manierismo; è racchiusa nella Chiesa di Santa Felicita, vicino Ponte Vecchio.
Il “Diario” di Pontormo narra anche le sue nevrosi: tranne alcune visite a Roma per studiare le opere di Michelangelo egli visse sempre a Firenze sotto la protezione della famiglia Medici; viveva da solo, in un’alta casa, nella camera all’ultimo piano raggiungibile solo per una scala ritirabile per mezzo di una carrucola. Pontormo è stato un artista davvero incredibile, era tormentato, introverso, sicuramente un precorritore dei tempi. E’ stato uno sperimentatore, così come lo è stato Pier Paolo Pasolini ed entrambi gli artisti hanno rappresentato il senso della pietà umana senza filtri.