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Il teatrino detto della Dogana o di Baldracca
Ipotesi di ricostruzione in base al vano sussistente e ai documenti d’archivio.
Progetto e realizzazione dell’Architetto Ferdinando Ghelli – 1908.
Scala 1:25
In assenza di fonti figurative coeve all’assetto della sala, il modello – esposto nel 1980 in occasione della mostra La scena del Principe – è stato realizzato sulla base della volumetria del vano tuttora esistente, identificato da Anna Maria Evangelista con l’ambiente che dal 1720 al 1939 ospitò la biblioteca di Antonio Magliabechi e che attualmente è sede della Biblioteca del Museo degli Uffizi.
Esiste, infatti, una Pianta dello Stanzone e Stanze della Dogana dietro alla Ruota Fiorentina che documenta lo stato della sala al 1717, anno dell’inizio dei lavori per la sistemazione della biblioteca magliabechiana. La sala era circondata per due lati da due “corridori per comodo de’ comici”, su cui si aprivano delle stanze per gli attori, utilizzate come camerini e alloggi per il periodo del loro soggiorno a Firenze, da quanto si ricava dai numerosi contratti d’affitto tra la Magistratura della Dogana e le compagnie.
La disposizione architettonica e la sistemazione dell’interno del teatro sono state ricostruite esclusivamente sulla base delle indicazioni fornite da alcuni documenti d’archivio, che tuttavia si riferiscono solo incidentalmente ed hanno per lo più carattere cronachistico. Da questi si evince che il teatro era provvisto di almeno due ordini di palchi destinati alle personalità di rango, ivi inclusi i membri della corte e lo stesso Granduca. Altre fonti, tra cui i Diari di corte stilati da Cesare Tinghi (Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Fondo Capponi, passim), indicano che i palchi destinati ad accogliere i membri della casa regnante erano schermati da “ingraticolati”, che nascondevano gli illustri ospiti alla vista del pubblico ordinario al quale era invece destinata la platea, sulla quale sporgeva il palcoscenico fisso.