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Palazzo Pitti: cortile, salone, anfiteatro
Progetto di Ludovico Zorzi e Cesare Lisi, realizzazione di Cesare Lisi – 1975
Dimensioni: lunghezza. cm 147; larghezza cm 121; altezza cm 48.
Essenze di legni adoperati: acero, noce del Tanganica, Douglas del Canada, betulla, acero di Calabria
Scala 1:100
I rilevamenti e i saggi stratigrafici hanno permesso di stabilire che le raffigurazioni dell’Anfiteatro offerteci dalle stampe dei secoli XVII e XVIII hanno una corrispondenza oggettiva con tutti gli elementi architettonici, decorativi e funzionali del monumento, oggi nascosti dalle alterazioni apportate nel tempo. La più evidente è la pendenza longitudinale della platea, maggiore rispetto a quella delle gradinate, e la sua inclinazione anche nel senso trasversale. E’ stato accertato che nel muro perimetrale della platea, dal lato destro (dando le spalle al palazzo), vi sono tre archi completi di piedritti, una fascia decorativa che ne segue l’andamento e un artiglio nelle chiavi di volta. Da queste apertura si accedeva a tre vani: il primo, a valle, è uno spazio a pianta quadrata, coperto da una volta a crociera, senza collegamento con le gradinate, quello di centro e quello a monte sono invece due vani estremamente complessi.
In posizione simmetrica, dal lato opposto, sono posti altri tre archi con funzione puramente decorativa: è stata infatti accertata l’esistenza di una parete rocciosa a sessanta centimetri dal paramento murario. Gli altri saggi stratigrafici, che hanno permesso di misurare le altezze originali, hanno portato all’individuazione della quota originaria della platea dell’Anfiteatro, che, a sua volta, fa abbassare idealmente di circa quattro metri la quota di campagna della cavea. I rilievi del pianterreno di Palazzo Pitti precedenti agli interventi ottocenteschi sono stati il presupposto per l’ipotesi di ricostruzione proposta del collegamento del piano del cortile a quello della cavea per mezzo di due rampe, ad andamento curvilineo, culminanti in un pianerottolo situato all’esterno della grotta. La quota di questo è stata determinata prolungando idealmente la rampa oggi ancora agibile. Dal ripiano partiva un’altra scala, affiancata da altre due, che terminava alla quota della platea.
I disegni di Stefano Della Bella hanno consentito di restituire anche il muro che delimitava la cavea da viale d’accesso.