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L’ ‘ingegno’ nella chiesa di San Felice in Piazza
Modello interpretativo dell’’ingegno’ per la rappresentazione dell’Annunciazione a Maria, ideato da Filippo Brunelleschi e costruito nella Chiesa di San Felice in Piazza a Firenze. Secc. XV -XVI
Progetto di Ludovico Zorzi e Cesare Lisi, realizzazione di Cesare Lisi – 1975.
Scala 1:25
L’ingegno di San Felice, allestito nella piccola chiesa fiorentina, era stato progettato per la rappresentazione dell’Annunciazione, che si svolgeva in uno spazio scenico verticale.
L’azione prendeva avvio da una cupola emisferica di legno collocata tra due capriate del tetto al centro dell’unica navata e celata in basso alla vista del pubblico da un soffitto, che all’inizio dello spettacolo si apriva su un sistema di rulli e provocando un gran fragore di tuono. L’interno della cupola azzurra era intensamente illuminato da una costellazione di luci lampeggianti e ospitava sull’imboccatura dodici angeli cantori impersonati da fanciulli. Dal vano si staccava un secondo congegno, detto il mazzo, al quale erano assicurati altri otto fanciulli di età inferiore ai primi. Infine, dal centro del mazzo che si librava a mezz’aria, scendeva verso terra una mandorla illuminata, entro la quale appariva l’arcangelo Gabriele impersonato da un giovanetto.
La scelta di giovani di tre differenti età permetteva la distribuzione scalare delle loro differenti stature, i mezzani in alto, i più piccoli a metà tra la cupola e il palco, il più grande.
Giunto a terra, l’arcangelo spegneva le luci della mandorla, le nascondeva nel cavo della profilatura mediante un dispositivo a molla, e si avvicinava all’edicola della Vergine. Recitata la scena dell’Annunciazione, l’attore riprendeva il suo posto al centro della mandorla e con una manovra inversa alla precedente faceva ricomparire la raggiera di lucernette fiammeggianti; indi l’intero congegno manovrato dagli argani nascosti dietro la mezza sfera iniziava la sua risalita verso l’alto: la mandorla rientrava all’interno del mazzo che rientrava all’interno dell’emisfera. Il rimbombo delle assi che richiudevano l’imboccatura della cupola poneva termine allo spettacolo