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L’ ‘ingegno’ nella chiesa di Santa Maria del Carmine
Modello interpretativo dell’’ingegno’ ideato da Filippo Brunelleschi costruito nella Chiesa di Santa Maria del Carmine per l’Ascensione di Cristo. Sec. XVI.
Progetto di Ludovico Zorzi e Cesare Lisi, realizzazione di Cesare Lisi – 1975.
Scala 1:25
La sacra rappresentazione dell’Ascensione di Cristo fu allestita nella Chiesa di Santa Maria del Carmine della Compagnia delle Laudi a partire dai primi decenni del Quattrocento e riproposta pressoché annualmente. Nella seconda metà del secolo l’allestimento ebbe alcune innovazioni nei meccanismi tecnici. e sulla testimonianza del Vasari, che descrive il nuovo ingegno, attribuendolo al Cecca, è stato possibile realizzare il modello interpretativo qui presentato.
Nella Chiesa conventuale di Santa Maria del Carmine il tramezzo fungeva da palcoscenico su cui poggiavano le rappresentazioni dei luoghi d’azione: la Città del Gerusalemme a sinistra (dalla quale uscivano Gesù, la Madonna e gli Apostoli) e a destra il Monte degli Ulivi. Per dare dimensione scenica all’ascensione di Cristo erano stati tesi alcuni cavi, che collegavano il monte con una tribuna di legno appesa alle capriate del tetto la quale raffigurava l’Empireo con l’Eterno e gli angeli esultanti.
Venuto il momento, il giovanetto che impersonava Gesù si avviava dietro il monte, dove, celato agli occhi del pubblico, si assicurava ai canapi tesi, e gli argani posti nell’alto della cella lo issavano lentamente simulando l’ascesa al Cielo. Contemporaneamente, alcuni congegni analoghi facevano scendere incontro a Gesù due angeli posati su nuvole di bambagia (nel modello sono indicati i panelli tondi su cui veniva applicata la bambagia) che si affiancavano a lui nell’ultimo tratto dell’ascesa. Un’oscurità improvvisa nascondeva la manovra tecnica del passaggio del Cristo dall’ingegno alla tribuna del Cielo, dove il Figlio appariva seduto alla destra del Padre. La musica e i cori completavano, in questa come nelle altre rappresentazioni, la suggestione del momento.